
Il mio reportage su Prizren, Kosovo, pubblicato nel libro “Scoprire i Balcani. Storie, luoghi e itinerari dell’Europa di mezzo”
È appena stata pubblicata l’edizione aggiornata di “Scoprire i Balcani. Storie, luoghi e itinerari dell’Europa di mezzo”: si tratta della terza pubblicazione, dopo le prime due edizioni del 2013 e 2016. Il libro è diventato la guida ufficiale di Osservatorio Balcani e Caucaso, curata da Eugenio Berra, ed è edita da Cierre. Accanto a contributi di collaboratori storici di OBCT, Les Courrier des Balkans, Q Code Magazine, Vis e Cesvi, e all’introduzione di Paolo Rumiz, è stato inserito anche un mio articolo dedicato all’affascinante città di Prizren, Kosovo. Prizren è la città più multiculturale del Kosovo dove oltre alla maggioranza della popolazione che è composta da albanesi, vivono serbi, turchi, rom, bosniaci, ashkali e gorani. Uno scrigno di bellezze architettoniche senza tempo: moschee, chiese ortodosse e cattoliche, ponti in pietra, edifici dell’epoca ottomana, e una fortezza tra le più suggestive dei Balcani che, ogni estate, ospita il festival più importante del Kosovo.
Il volume accompagna il lettore in un lungo viaggio da Trieste fino al Mar Nero attraversando i territori della ex Jugoslavia, Albania, Bulgaria e Romania: dieci capitoli per dieci territori e culture che regalano un affresco su una regione ancora oggi poco conosciuta agli italiani se non nei suoi stereotipi e luoghi comuni. Un percorso con approfondimenti, racconti, leggende, ricette, memorie e poesie, legati a luoghi estremamente affascinanti che invogliano il lettore a viaggiare in modo consapevole rispettando ambienti, culture e consuetudini diverse.
Un onore, per me, vedere il mio nome accostato a grandi firme del giornalismo e della letteratura italiana e balcanica, esperte e appassionate di questa regione vicina, eppure per molti versi ancora lontana. Un onore, per me, poter condurre il lettore alla scoperta di questa preziosa città situata in uno dei Paesi, il Kosovo, dalla storia più travagliata degli ultimi decenni, dove, a ogni mia visita, ho trovato ospitalità, gratitudine e rispetto senza limiti.
Un estratto del mio racconto (pp. 190 ss.):
“Guardo mio figlio correre da una parte all’altra della stanza. Si è tolto di fretta le scarpe, prima di oltrepassare il portone in legno e vetro. Pesta dolcemente i piedi sul soffice tappeto rosso intervallato da strisce bianche decorate con elementi floreali che riprendono gli ornamenti delle finestre, del pulpito e del mihrāb, la nicchia che indica la direzione della Mecca. Siamo dentro alla moschea Sinan Pasha, il più fine esempio di architettura islamica di Prizren e di tutto il Kosovo. Io e mio marito ci scusiamo per il suo comportamento, ha tre anni e per lui un tappeto è semplicemente un tappeto, anche se si trova all’interno di un luogo di culto. Il guardiano della moschea risponde con un sorriso, è abituato a queste scene, dice anche che non occorre chiedere scusa per i giochi spensierati di un bambino. Il piccolo continua i suoi saltelli, si nasconde dietro alle colonne, riappare, incrocia i miei occhi e quelli dei passanti che lo guardano divertiti. Distolgo momentaneamente lo sguardo da lui e comincio a vagare a naso all’insù per l’edificio, rapita dalle ricche decorazioni che tappezzano il soffitto e, soprattutto, il punto centrale della grande cupola. Un tripudio di fiori, arabeschi e versi del Corano scritti in arabo illuminati da piccoli punti luce. Non si sentono rumori dentro alla moschea, il suono è ovattato. Varcare quel portone significa entrare in un mondo parallelo, fatto di silenzio e luci soffuse. Significa allontanarsi, per qualche attimo, dalla realtà. Così chiudo gli occhi e la mente vaga a quando, per la prima volta, tanti anni fa, durante il mio primo viaggio nei Balcani, in Albania, sentii la voce del muezzin provenire dagli altoparlanti del minareto che si confondeva, poco dopo, con le campane di una chiesa nelle immediate vicinanze. Rimasi inizialmente stupita, eppure quei suoni che si mescolavano e che, prima di allora, non avevo mai sentito suonare simultaneamente, non mi risultarono affatto estranei. La secolare compresenza di credi religiosi differenti è ciò che mi colpì immediatamente dei Balcani, ancora prima delle bellezze naturalistiche e storiche. Una realtà, fino ad allora sconosciuta, che mi sorprese per la naturalezza con cui si verificava. Musulmani alle feste dei cristiani e viceversa. Chiese e moschee a pochi metri di distanza. Veli, croci, minareti, fonti battesimali. Preti e imam fratelli. L’armonia religiosa di queste terre trascurate dell’Europa orientale mi affascinò completamente. Il Kosovo è grande come l’Abruzzo, eppure qui vivono albanesi (la maggior parte della popolazione), serbi, turchi. E ancora, bosniaci, rom, ashkali, croati e gorani. Un microcosmo nel cuore dei Balcani…“.
La guida è disponibile in libreria e sui seguenti portali di vendita on line: Ibs, Libraccio, Feltrinelli, Hoepli, Libreria universitaria, Amazon.
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Girocastro: l'incanto della città di pietra

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