Elefteria di Istanbul-Kemal Yilmaz

È una storia delicata e toccante, quella narrata nel romanzo Elefteria di Istanbul, opera dello scrittore turco Kemal Yilmaz, pubblicata in Italia da Francesco Brioschi Editore (traduzione di Tina Maraucci), che racconta la cacciata della comunità greca da Istanbul nel 1955.

Atene 1989. Magnolia vive nella capitale greca con la madre Elefteria. Alla morte di quest’ultima, la ragazza scopre una busta contenente una lettera scritta in turco. La ragazza non comprende la lingua e si fa aiutare con la traduzione da un’amica della madre, Celena. Il passato irrompe di colpo nella sua vita e la porta in un viaggio emotivo e ricco di incontri lungo le rive del Bosforo.

<<Suo nonno, sua nonna, la sua prozia, sua madre, e con loro migliaia di altri greci, erano arrivati dalla Turchia nel 1955. Si erano dispersi ai quattro angoli di Atene, dove avevano ripreso la loro quotidiana lotta per la sopravvivenza. –Perché non sei rimasta a Istanbul?– aveva chiesto una volta alla madre. E lei le aveva raccontato di quella notte. Erano stati costretti a lasciare la città senza poter prendere niente. Quando erano saliti sul treno alla stazione di Sirkeci, della loro vecchia vita restavano solo gli abiti che indossavano e quelle poche cose che avevano portato dalla casa della zia a Yeniköy>>. 

Magnolia decide così di volare a Istanbul. Vuole vedere la città dove è nata sua madre, dove hanno vissuto e lavorato i suoi nonni e da cui sono dovuti scappare nella notte tra il 6 e il 7 settembre 1955. Il giorno precedente alle violenze di quella tragica notte, passata alla storia come un saccheggio premeditato e tollerato da polizia ed esercito, fu data la notizia che un greco aveva fatto esplodere una bomba davanti alla casa museo di Mustafa Kemal Atatürk, a Salonicco. In realtà, a piazzare l’ordigno fu un cittadino turco in accordo con il governo di Adnan Menderes, leader del Partito Democratico, che diede ordine alla polizia di non intervenire mentre i membri dell’associazione “Cipro è turca” mettevano a fuoco e fiamme i quartieri abitati dalla popolazione greca (ma anche armena ed ebrea) di Istanbul, incendiando le loro abitazioni, i loro negozi, le loro chiese, violentando donne, uccidendo uomini e costringendo alla fuga numerose famiglie.

©sulox32/Pixabay

<<Quei due giorni non se li meritavano nemmeno i nostri vicini turchi. Quei due giorni hanno cambiato la nostra intera esistenza. La terra dove siamo nati e cresciuti, la “patria”, la nostra casa e prima ancora quella dei nostri padri e dei nostri nonni, ogni stanza, ogni parete, ogni cosa l’abbiamo dovuta imprimere nella memoria, lasciarcela alle spalle e venire qui. Se quei due giorni non fossero mai esistiti e fossimo rimasti a Istanbul, cosa sarebbe successo? Saremmo stati più felici?>>.

Nella notte del terribile pogrom, anche la casa del nonno di Magnolia va a fuoco ma tre coraggiosi ragazzi riescono a contenere l’incendio. È proprio per incontrare uno di loro che Magnolia decide di andare nella metropoli turca dove farà i conti anche uno dei segreti più profondi di sua madre. Un romanzo tenero, di identità e memoria, scritto da un autore turco, che affronta un tema ancora molto delicato dal punto di vista di una dei tanti figli/figlie delle numerose famiglie che, da un giorno all’altro hanno dovuto abbandonare la terra dove sono nati e hanno vissuto, hanno dovuto dire addio agli amici e alle abitudini di una vita, semplicemente perché non più graditi.

*Il libro è un dono dell’editore

Elefteria di Istanbul. Kemal Yilmaz, Francesco Brioschi Editore

CONDIVIDI:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *