Scanderbeg, una biografia ritrovata-a cura di Lucia Nadin

<<Non ci fu mai Re o Capitano che più fortunatamente e avventurosamente guerreggiasse contro i Turchi di Giorgio Castriotto, Re dell’Albania e di parte della Macedonia, e il suo valore fuori del comune nelle armi si può ben capire da tre segni. Il primo è che egli ottenne dai Turchi stessi il nome di Scanderbeg, che in lingua turchesca vuol dire Alessandro Signore, composto da Scander, che significa Alessandro e di Beg, che significa Signore, quasi volessero i Turchi con questo nome equiparare lui per valore nell’arme al grande Alessandro Imperatore di Macedonia e distruttore della monarchia Persiana. Il secondo è che, dopo la sua morte, quando i Turchi si impadronirono dell’Albania e presero la città di Alessio dove era sepolto il corpo di Giorgio, saccheggiarono le sue ossa con tanta devozione e riverenza trattandole come se fossero cosa sacra che vollero poi portarsi al collo un pezzetto di quelle ossa legato in oro e in argento, così come noi Cristiani portiamo alcune sacre immagini o reliquie che chiamiamo Agnusdei. Con tali reliquie, poi, si consideravano invulnerabili e invincibili. Il terzo è che le madri Turche fino a oggi, quando vogliono impaurire i loro piccoli, li minacciano di voler chiamare Scanderbeg, quasi uomo terribile e tremendo, che li avrebbe portati via>>, si legge a p. 49 della premessa di Scanderbeg. Una biografia ritrovata, a cura di Lucia Nadin, volume pubblicato da Besa Muci, dedicato al condottiero albanese più famoso di tutti i tempi, Giorgio Castriota Scanderbeg.

La biografia è stata redatta a Venezia da Giancarlo Saraceni e pubblicata nel Seicento e tratta, tra mito, leggenda e realtà, le eroiche gesta e le strategie militari del noto patriota albanese che gli permisero la vittoria su eserciti molto più potenti e grandi del suo. Tra le figure più rappresentative del XV secolo, principe albanese, re d’Epiro, il Castriota fu un abilissimo condottiero, stratega e diplomatico capace di unire i principati d’Albania e guidare la resistenza contro gli ottomani. <<Ora prevedendo Scanderbeg che, in conseguenza di quanto fatto, cioè la sua fuga e la ribellione alla Corona Ottomana e il riacquisto dell’Albania, sarebbe sorta una grande guerra che l Sultano Amurate gli avrebbe rovesciato contro, convocò una Dieta di tutti i Principi anche confinanti nella città di Alessio, detta altrimenti Lissa, che era sottoposta alla Signoria di Venezia e distante venti miglia da Croia>>, p. 55.

Pagina dopo pagina ci si imbatte non solo nelle celebri gesta di Scanderbeg, ma anche nel legame tra storia albanese e veneziana. Emblematico al riguardo è l’episodio citato dalla stessa curatrice del volume, Lucia Nadin, nella sua introduzione, in riferimento all’anno 1606, quando a Venezia si varava il nuovo Bucintoro, cioè l’imbarcazione simbolo della città con cui il Doge, ogni anno rinnovava lo sposalizio tra la Serenissima e il Mare, una cerimonia dalle origini antiche e ricca di significati simbolici. La decorazione del nuovo legno era sontuosa e ricoperta da numerosi fregi. In prua era stata posizionata la statua della Giustizia, con spada e bilancia, simbolo di Venezia e del Buon Governo. Dietro questa, davanti alla zona coperta dal tetto riservata al doge e ai senatori, c’era un’altra grande statua, emblema di Marte, codifensore del mare, di proporzioni enormi. Le cronache dell’epoca documentano che quel nuovo Marte voleva simboleggiare Giorgio Castriota Scanderbeg, collocato sul Bucintoro, in quelli che erano anni particolarmente difficili per Venezia e l’Adriatico. Scanderbeg era considerato il guerriero che difende l’Adriatico veneziano. Scanderbeg, simbolo della lotta albanese contro gli ottomani, simboleggia Venezia contro gli attacchi dei nemici.

<<Accingendoci a presentare la figura di grande stratega militare e politico quale fu Giorgio Castriota, viene spontanea una riflessione iniziale. Se strabilianti furono le gesta di un personaggio, il meraviglioso finì spesso col prevalere sul vero accaduto, annotava Strabone. E ciò in ogni epoca. Per tutte, basti citare le vicende di Alessandro III di Macedonia, più noto come Alessandro Magno, capace lui stesso di crearsi un’immagine che oggi diremmo mediatica, perché si autoproclamava discendente da un eroe semidio, Achille, da un dio, Eracle, se non anche direttamente da Zeus. La sua vita, interrotta a soli trentadue anni, divenne subito leggenda; la sua strabiliante avventura di eccezionale stratega e uomo d’armi, conquistatore di terre e di immensi imperi, quale quello Persiano, alimentò una sconfinata messe letteraria e figurativa. Il Romanzo di Alessandro per secoli diffuse la sua icona nel mondo, antico e medievale. È dunque significativo che ancora nel secolo XV, a ricordo di Alessandro Magno, a un grande astro tanto in imprese militari quanto in intelligenza politica, sia stato dato il soprannome con cui è stato presentato al mondo conosciuto: ‘Il nuovo Principe Alessandro’, “Iskander Bey” in lingua turca, “Scanderbeg” in lingua italiana. Si trattò di Giorgio Castriota, Principe di Epiro, quell’Epiro che era stato un tempo compreso nell’antica e ampia area della Macedonia>>, p.1.

Con la morte improvvisa di Scanderbeg, avvenuta ad Alessio (Lezhe) nel 1468, l’Albania perdeva la propria guida, l’Europa un baluardo contro l’avanzata ottomana e Venezia vide il suo potere indebolirsi sempre di più lungo la costa adriatica albanese (circa venti anni dopo perderà anche il controllo di Durazzo). Un libro molto interessante ideale per chi già è avvezzo alla storia dell’eroe, ma anche per chi si avvicina per la prima volta al personaggio e con curiosità vuole conoscere un pezzo di storia, e un personaggio, di cui si parla ancora troppo poco.

*Il libro è un dono dell’editore

Scanderbeg, una biografia ritrovata, a cura di Lucia Nadin, Besa Muci

 

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