Il sangue acqua-Haris Vlavianòs

Si può riassumere una vita in 45 atti? Haris Vlavianòs ci riesce. E magistralmente. “Il sangue acqua“, edito dalla casa editrice Besa Muci, è un romanzo autobiografico nel quale lo scrittore greco attraverso brevi fotogrammi, istantanee di vita che vengono dal passato, ricostruisce il puzzle della propria esistenza e dei propri traumi familiari: dalla prima infanzia romana vissuta ai Parioli alla vita adulta, passando per la difficile adolescenza in Grecia. Un libro poetico e coinvolgente in cui si affrontano le proprie fantasie guardandole allo specchio e giocandoci, fino a riconciliarsi con esse.

Haris Vlavianòs nasce a Roma nel 1957, dove trascorre i primi anni della sua infanzia, fino a quando non si trasferisce in Grecia in compagnia della madre, mentre il padre si stabilisce in Brasile con la sua nuova famiglia. Il giovane fa un percorso di studi che si divide tra Bristol e Oxford ed è qui, che dopo aver terminato un dottorato, ha un’esperienza di insegnamento che dura cinque anni. Decide poi, di tornare a vivere in Grecia, dove insegna Teoria Politica, Storia e Relazioni Internazionali. Per circa quattordici anni dirige la rivista Poesia, da lui fondata e oggi edita dalla casa editrice Patakis presso la quale Vlavianòs ricopre il ruolo di direttore editoriale. Per i suoi meriti di letterato è stato insignito nel 2005 del titolo di Cavaliere dell’Ordine d’Italia.

Il romanzo è composto da quarantacinque fotogrammi brevi, immediati, incisivi che hanno la capacità di irrompere nel cuore del lettore e trascinarlo, con forza, nelle vicende personali del protagonista. La narrazione si incentra sul suo rapporto con il padre e, soprattutto, la madre. Due figure che, come si evince pagina dopo pagina, di genitoriale hanno ben poco. Il sangue acqua, infatti, non è un titolo scelto a caso: è l’emblema dell’influenza che i rapporti famigliari possono avere sulla crescita di ciascun individuo.

«Qualche mese dopo il vostro arrivo a Roma, tua madre si innamorò di un americano enorme che dopo la guerra e dopo essere stato in Corea, fece carriera a Cinecittà come protagonista nei film di gladiatori. Aveva interpretato anche un centurione romano in Spartaco. Non faceva altro che sollevare pesi, inghiottire polveri e mangiare insalate. Ti aveva regalato anche una spada. Era appartenuta, ti disse, a Kirk Douglas. Lei era talmente innamorata che finanziò il film Il tesoro della foresta pietrificata solo per fargli ottenere il ruolo principale. Un fiasco clamoroso. Per fortuna, dopo un po’ comparve all’orizzonte un altro uomo – in grado di aggiustare i conti. L’americano se ne andò da casa vostra in malo modo, ma si lasciò dietro la spada», si legge nel volume.

Vlavianòs racconta la sua esistenza con un sottofondo di sarcasmo, si mette a nudo e con una scrittura elegante, ma al tempo stesso chiara e incisiva, sottolinea come le azioni e le scelte genitoriali possano modificare in negativo il percorso dei figli. L’autore greco più volte nelle sue opere ha affrontato i legami familiari, ma ne “Il sangue acqua” più che altrove si concentra su questo tema. Nel volume è presente anche una profonda ricerca della propria identità da parte del protagonista che cerca di divincolarsi dai complicati rapporti familiari che hanno caratterizzato tutta la sua vita per trovare il proprio io. Ne nasce un libro di una potenza disarmante, vivamente consigliato a chi è alla ricerca di una buona lettura.

*Il libro è un dono dell’editore

Il sangue acqua, Haris Vlavianòs, Besa Muci, 2021

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